Intervista a Domenico Natella
- 21/02/2006
Regista del cortometraggio "L’interruzione"



Che cosa ti ha spinto a decidere di realizzare un nuovo cortometraggio dal titolo “L’interruzione” sull’omosessualità femminile?

Sicuramente varie ragioni, in primo luogo considero l’arte, e quindi il cinema, veicolo di emozioni importanti e quando riesce a sposare una forte tematica, riesce a far riflettere realmente, grazie al vigoroso potere di catarsi ed immedesimazione cui possiede. . .




Alcune domande sul cortometraggio L’interruzione

Che cosa ti ha spinto a decidere di realizzare un nuovo cortometraggio dal titolo “L’interruzione” sull’omosessualità femminile?
Sicuramente varie ragioni, in primo luogo considero l’arte, e quindi il cinema, veicolo di emozioni importanti e quando riesce a sposare una forte tematica, riesce a far riflettere realmente, grazie al vigoroso potere di catarsi ed immedesimazione cui possiede. Ho già trattato tematiche quali la morte, il narcisismo, l’assalto inopportuno dei media alla privacy della gente, la solitudine, la follia, l’A.I.D.S. in miei lavori precedenti, quindi perché non trattare un tema così intrigante come il rovesciamento del pregiudizio sull’omosessualità femminile (o anche maschile), tematica che sento molto attuale per la società in cui viviamo. E’ tempo di fare luce e normalizzare una visione della realtà ormai un po’ demodé. Certo l’energia, l’impegno in tale lotta, la volontà delle ragazze dell’associazione “Renée Vivien” ha dato un calcio d’inizio vigoroso al progetto, e mi ha totalmente coinvolto.
Già dal titolo, l’opera vuole rappresentare un’ interruzione: “L’ interruzione” al pregiudizio. Si tratta di una commedia che grazie ad un approccio dolce ed avvolgente, permette un’immedesimazione totale anche ad un tipo eterosessuale lontano da tali tematiche. Il corto, la cui durata è di circa 22 minuti, è stato girato nel formato HD(alta definizione) digitale, a Roma. Le riprese sono durate due intensissimi giorni in cui abbiamo lavorato non stop da mattina notte fonda, mentre la preparazione e le prove con le attrice naturalmente ci ha coinvolto per molto, molto più tempo… La fotografia è di Francesco Ciccone, il montaggio di Emanuele Baldenstein, mentre le attrici selezionate dopo vari casting sono risultate essere: Sibilla Passi, Imma Sorrentino, Margi Villa (già protagonista di “Fragole a mezzanotte” mio lungometraggio sperimentale) e Margherita Monachesi.

Parlaci del cortometraggio.
La mia idea iniziale era quella di un documentario, in quanto ritengo fondamentale un’aderenza alla realtà e così un approccio realistico era necessario per descrivere al meglio una realtà complessa e nascosta come quella dell’omosessualità femminile. In seguito, parlando con le ragazze dell’associazione, ho capito che, non solo, sarebbe stato difficile reperire le persone adatte in breve tempo, ma che, in più, sarebbe stato difficile o inopportuno per le proprie vite spingerle nella direzione di assoluta libertà e comunicazione totale a cui volevo accedere per ottenere come autore il mio obiettivo. L’opera ha preso così un’altra piega pur mantenendo la necessità narrativa prioritaria. Il cortometraggio, infatti, anche se è da considerarsi un prodotto di mera fiction (finzione narrativa) si basa su tutta una serie di racconti di esperienze vissute da parte di ragazze lesbiche da me intervistate. Chiaramente il tutto è stato rielaborato dalla mia sceneggiatura, ed è stato metabolizzato durante il processo di creazione dei quattro personaggi che sono frutto dell’invenzione drammatica, seppur ispirandosi alle esperienze realistiche raccolte e studiate.
I toni sono maliziosi e divertenti, mai volgari, i colori accesi e saturi, l’ambientazione trae ispirazione dalla pop art, il montaggio è veloce, da videoclip: grazie ai numerosi split screen ci permette una visione contemporanea delle quattro amiche. Si tratta di un’opera di facile comprensione e maggiormente immediata rispetto ad altri miei lavori. Volevo che, stavolta, lo spettatore riflettesse più sul contenuto che sulla sperimentazione narrativa e visiva. Sono sicuro che il messaggio sia chiaro e forte.
Voglio che chiunque lo veda capisca che se alcune persone, facenti parte di minoranze, vengono rispettate dalla società nel loro diritto di esistere per quello che sono, la società rispetta anche te che non ne fai parte!



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