Ci
sono giovani registi indipendenti che, per la loro voglia di sperimentare
nuovi linguaggi cinematografici, meritano di essere segnalati:
è il caso del salernitano Domenico Natella, classe 1974,
allievo di maestri quali Abel Ferrara e Paul Morrissey. Dopo vari
cortometraggi e videoclip, Natella ha girato “Fragole a
mezzanotte”, film di grande impatto emotivo e visivo, tratto
dall’omonimo racconto dello scrittore lucano Felice Turturiello
che ci rivela: “Quando ho scritto questo racconto ero preda
di una sorta di allucinazione. Pensavo di galleggiare in un’ampolla
nel vuoto assoluto. Il film rappresenta la discesa agli inferi
di un essere umano.
È una pellicola simbolista, con scene molto forti, in cui
ogni azione è vissuta come atto di profonda disperazione
di una persona che, privata di tutte le sue certezze, naviga nel
nulla”. Abbiamo incontrato il regista per parlare di questa
sua opera “metafisica”, dallo stile estremo e lancinante.
Quale è stata la tua formazione di regista?
Ho cominciato con alcuni seminari di sceneggiatura e di regia
tenuti a Salerno per poi frequentare la Escuela de Arte Escenica
di Granada, dove mi sono confrontato con una realtà molto
aperta e sensibile all’arte in tutte le sue forme di espressione.
Successivamente mi sono perfezionato con una serie di corsi, tra
cui quello di filmaking presso la New York Film Academy di Los
Angeles.
Com’è nato “Fragole a mezzanotte”?
Felice Turturiello mi consegnò una copia del racconto e
rimasi subito colpito dal titolo, dal suono molto cinematografico.
Il testo, con la sua scrittura surreale, si sposava con la tendenza,
tipica dei miei lavori, ad unire l’atmosfera del sogno e
dell’incubo con quella di una realtà senza speranza.
Il film si è poi evoluto grazie alle tecniche offerte dal
mezzo cinematografico.
"La protagonista Lucrezia, interpretata dall'attrice Margi
Villa, ossessionata dall'amore per il marito, lo avvelena con
le fragole. Il trauma causato dalla sua follia la spinge a prostituirsi
e a rivivire quest'esperienza con altri uomini, vivi a livello
biologico, ma morti, perchè per lei non rappresentano niente.
Il film è un viaggio nella sua allucinazione e nella sua
solitudine.
Quali sono state le sue fonti di
ispirazione?
"Sicuramente la pittura espressionista
e surrealista.
Ho mescolato diversi generi e c'è anche un richiamo ai
film muti e al cinema di Murnau. Si tratta di un'opera sperimentale.
d'avanguardia,
interamente girata in digitale nel tempo record di 6 giorni, lavorando
18 ore al giorno. "
Come hai scelto l'impostazione cromatica
del film?
"La mia idea è che la vita di
Lucrezia sia una vita in bianco e nero, una realtà appassita
e scolorita. I colori, quindi sono "espressionisti",
rappresentano cioè i suoi stati d'animo, le alterazioni
della sua psiche. Ogni scena ha il suo colore: il verde acido
della morte, il rosso della passione e i colori sbiaditi della
memoria. C'è anche uno studio sul nero e sulle ombre: Lucrezia
è come un vampiro che si nutre dell'energia dei suoi clienti,
ma rimane comunque vuota perchè insegue una idea folle".
Come hai condotto il lavoro sul
suono e sulle musiche?
"Abbiamo costruito (insieme al tecnico
del suono Giovanni Liotta) una sinfonia di rumori: per dare il
senso dell'ossessione ci sono distorsioni volute e le voci (voci
della coscienza ) sono filtrate. Il film, inoltre, è quasi
muto: ho scelto quindi musiche che potessero rendere più
intense le emozioni dei personaggi. Il lavoro sull'audio è
durato quasi tre mesi."
Come definiresti il tuo film?
"e' un film oniricoe visionario, che
colpisce molto a livello inconscio e viscerale senza essere subito
comprensibile razionalmente. il montaggio, curato da Francesca
Saracino per ben 5 mesi, è lento, e allucinato proprio
perchè volevo trasmettere allo spettatore un senso di sofferenza,
facendolo immedesimare nel viaggiodi dolore compiuto da Lucrezia"
Ci
sono anche ascendenze letterarie?
"Ricorre il tema del doppio mostruoso, tipico della letteratura
inglese".
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