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Domenico Natella
L'ultima provocazione - corto - Natella
racconta l'amore gay
Protagoniste quattro studentesse universitarie, domenica
al Teka Bega.
Un "L Word" all’italiana. O meglio alla
salernitana. Il cortometraggio del giovane filmaker Domenico Natella,
intitolato «L’interruzione» e dedicato al mondo
saffico può essere letto come la risposta nostrana al patinato
quanto discusso telefilm americano in onda fino a poche settimane
su La7 e interpretato da Jennifer Beals. Qui le protagoniste sono
quattro studentesse universitarie gay che decidono di raccontare
gelosie, amori, tradimenti. Emozioni e sensazioni che appartengono
alla sfera dell’amore. Anche a quello lesbico, senza alcuna
distinzione. Fondamentalmente è questo il messaggio che
il regista salernitano ha voluto lanciare con l’ultimo provocatorio
cortometraggio dopo essersi già cimentato coi temi dell’aids,
della follia e del narcisismo. L’opera, che ha la durata
di ventidue minuti ed è già stata presentata a Napoli
il mese scorso proprio in occasione della marcia organizzata a
favore dei Pacs, è stata fortemente voluta e prodotta dall’Associzione
G.L.B.T. (Gay, Lesbian, Bisexual, Transgender) Renèe Vivien
e dall’Università di Fisciano e domenica prossima
sarà finalmente proiettata anche a Salerno, nelle sale
del Teka Bega. Al centro del racconto le esperienze di vita, gli
amori, le amicizie, ma anche la solitudine, le discriminazioni
e i pregiudizi vissuti e subìti dalle quattro studentesse
omosessuali. Il soggetto è tratto dai racconti di vita
delle vere Sara, Daniela, Stella e Marika, nel corto interpretate
rispettivamente da Imma Sorrentino, Margherita Monachesi, Sibilla
Passi e Margi Villa (già protagonista del primo film di
Natella «Fragole a mezzanotte»). |
Tra loro,
proprio come in "L Word", solo una è lesbica:
Margherita Monachesi, che ancora oggi afferma di faticare a scrollarsi
di dosso il suo personaggio e parla con malcelata rabbia dell’ignoranza
e del disinteresse che la società mostra nei confronti
dell’omosessualità, barricandosi dietro schemi errati
e preimposti che si basano sulla mancata accettazione della coesistenza
di una componente maschile e una femminile in un’unica natura
umana. Nel cast anche la salernitana Margi Villa, interprete generosa
e camaleontica che si è tuffata in un ruolo spinoso ma
che lei definisce non particolarmente difficile. «Conosco
la vera Marika e ho frequentato dei forum tematici -spiega Margi-
e poi io gioco con il personaggio, mi emoziono per la sua sensibilità,
mi sembra addirittura di sentirne battere il cuore. Senza contare
che ho molti amici gay e anche questo ha giocato a mio favore.
So che per molti attrici interpretare una parte del genere sarebbe
un problema: fa parte della tipica ristrettezza mentale degli
italiani. Essere attrici, invece, significa darsi senza problemi».
L’altra salernitana della pellicola, Imma Sorrentino, è
dello stesso avviso: «Essere lesbica non ha significato
per me interpretare un extraterrestre ma solo affacciarmi sul
mondo dell’omosessualità che non è poi tanto
diverso da quello etero. Ho cercato di regalare al mio personaggio
delle sfumature che appartengono a me ma ho comunque dovuto lavorare
sulla gestualità, i toni e gli atteggiamenti e mi sono
aiutata frequentando locali gay e guardando diversi film sul tema».
Per nessuna di loro, dopo la lavorazione del corto (due giorni
a Roma, nel corso dei quali la troupe ha girato giorno e notte),
ci sono stati problemi nell’approccio con l’altro
sesso. Nessuno ha confuso le attrici coi personaggi. Nessuna di
loro ha subìto danni alla propria individualità.
Fondamentale si è rivelato il contributo dell’università
di Salerno che ha finanziato il progetto due anni fa. «L’ateneo
ci ha fornito un segno tangibile di evoluzione -ha dichiarato
Natella- e questo passo dovrebbe essere preso ad esempio dalla
classe politica affinché promuova con maggiore impegno
la creatività e i giovani talenti».
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