Narciso non guarda.
Il tuo io piegato sul sé.
Danza di vanità ignude.
Il perimetro di casa,
la via: una scacchiera.
E nella penombra
si adombra tua la luce.
Una mano coricata sul fianco,
la testa china:
l’uovo ha seminato un fiore.
Le mie dita di marmo ferite,
formiche risalgono vertiginose
il marasma del senno,
che due cose uguali,
uguali a che cosa,
non sono.
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